In un mondo in trasformazione, la velocità del cambiamento e l’urgenza delle sfide da affrontare impongono una rottura con il passato e la ricostruzione di nuovi paradigmi all’insegna di un nuovo umanesimo.
La valorizzazione del capitale umano, tema al centro della dodicesima edizione del Salone del Risparmio, richiede un maggiore impegno a favore di formazione ed educazione, sempre più necessarie per capire un mondo che cambia, afferma Annamaria Lusardi, docente della George Washington University e direttrice del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria.
Un’accelerazione necessaria
“I fatti recenti, dalla pandemia alla guerra, hanno imposto un’accelerazione ai cambiamenti già in atto che ci impongono di fare un balzo in avanti. I problemi sono diventati più urgenti, e dobbiamo occuparcene”, commenta Lusardi. Con l’aumento della longevità, un contesto di mercato con tassi a zero e l’inflazione che erode i risparmi, occuparsi di investimenti diventa essenziale. “La crisi ci ha mostrato che dobbiamo essere preparati, mettere da parte un tesoretto per i tempi difficili, imparare a gestire rischi in continuo aumento, mantenere i nervi saldi in caso di difficoltà sui mercati perché il panico può indurre a decisioni sbagliate che rischiano di distruggere ricchezza. L’educazione finanziaria, però – prosegue l’esperta – non riguarda solo gli investimenti, ma tutte le decisioni finanziarie della nostra vita. Educare al risparmio, significa educare alla previdenza, ad esempio, a pianificare il futuro e a proteggerci dagli imprevisti”.
Educazione finanziaria e capitale umano
Puntare sul capitale umano, prosegue Lusardi, è essenziale. “Bisogna partire dall’inserimento dell’educazione finanziaria a scuola per creare una nuova generazione in grado di affrontare un futuro così complesso. Se non lo facciamo, ne pagheremo un costo altissimo”. Ma secondo l’economista è fondamentale guardare anche agli adulti. Inserendo programmi di educazione finanziaria nei corsi universitari, e anche con iniziative sul posto di lavoro. Lusardi cita una ricerca del centro che dirige a Washington, che ha rilevato che le persone passano sette ore alla settimana a occuparsi (e preoccuparsi) delle proprie finanze, di cui tre sul posto di lavoro. Per le persone con scarsa conoscenza finanziaria, il numero di ore sale a 11, di cui quattro sul posto di lavoro. “Se calcoliamo il costo salariale di queste ore passate a occuparsi e preoccuparsi dei propri risparmi, per il datore di lavoro diventa conveniente offrire un corso di educazione finanziaria. In questo modo offre un benefit utile, e ottiene lavoratori più attenti e meno preoccupati”, argomenta Lusardi.
Puntare sulle comunità
Fare educazione finanziaria significa mettersi al servizio della comunità, osserva Lusardi. E per questo un ruolo importante può essere svolto dai Comuni. Il Comitato ha seguito un progetto di educazione finanziaria nelle scuole, a Paglieta in Abruzzo, dove successivamente gli stessi studenti che avevano partecipato ai corsi “hanno dato lezioni agli adulti nella sala comunale, coinvolgendo tutta la comunità”. Lusardi auspica che si possano dare sempre più strumenti agli adulti per apprendere, anche in maniera semplice e ludica. Il Comitato, per esempio, in collaborazione con la Commissione europea, “ha lanciato una webseries dal titolo “Civico 101” , ambientata in un condominio in cui gli inquilini si confrontano con il vicino, un professore di finanza, che ascolta i loro problemi e dà loro dei consigli spiegando in modo semplice i concetti alla base delle decisioni finanziarie”. Servono, insomma, nuovi strumenti e nuovi linguaggi. In questo senso, la tv e la radio pubblica possono offrire un prezioso contributo, con nuovi format orientati a educare e informare. “Oggi fare educazione finanziaria è una responsabilità che riguarda tutti, dai media alle istituzioni”, conclude.