Tempo di lettura stimato: 1,30 minuti
La notevole mancanza di distorsioni nei prezzi quest’anno non è stata evidente in tutti i mercati. Petrolio e materie prime hanno rappresentato un’eccezione importante. E l’incertezza che aleggia attorno a commodity, come appunto il greggio, potrebbe mettere a rischio il futuro delle valute, emergenti in primis.
Tra Cina e Opec
La distorsione nei mercati delle materie prime è molto spesso legata a un temporaneo disequilibrio tra offerta e domanda. Nonostante le misure di stimolo adottate dalla Cina nel 2016 per supportare la crescita della domanda di petrolio e altre materie prime, il contesto è cambiato rapidamente. La Banca Centrale cinese si è spostata verso una politica monetaria restrittiva e ci sono state ulteriori riduzioni della leva finanziaria nel sistema. La combinazione di questi fattori ha portato a un declino significativo delle importazioni di materie prime, come il ferro e il rame.
“Allo stesso tempo – fa notare Ju Yen Tan, portfolio manager fixed income division di T. Rowe Price – l’accordo raggiunto dall’OPEC lo scorso novembre per tagliare la produzione di petrolio è stato messo alla prova dall’aumento dell’offerta statunitense. Le scorte di petrolio degli Stati Uniti sono prossime ai massimi storici, dato che i produttori di shale oil hanno risposto al rialzo dei prezzi aumentando la produzione. Sono diventati un produttore importante nell’offerta globale di petrolio e ora possono operare con profittabilità a prezzi minori visto il loro aumento di efficienza. Questo crea ulteriore pressione sull’Opec”. Tutto ciò significa che la traiettoria per i prezzi del petrolio non è per niente certa e che ci potrebbero essere ulteriori periodi di volatilità nel tempo. “Consapevoli di ciò, è necessario guardare alle possibili implicazioni per il mercato e focalizzarsi sulle possibili anomalie e sulle reazioni degli asset legati all’andamento del petrolio – aggiunge Yen Tan – E Il rublo russo è il più a rischio”.
Le valute a rischio…
La Russia è un importante esportatore di petrolio, e le attuali valutazioni del rublo non riflettono la recente correzione del prezzo del petrolio. Tuttavia, non si tratta solo delle valute dei mercati emergenti. “La combinazione tra prezzi più bassi delle materie prime e potenziale rallentamento della Cina fa sì che anche le valute come il dollaro canadese e quello australiano siano vulnerabili, alla luce della loro dipendenza dalle esportazioni di materie prime – continua l’esperto di T. Rowe Price – Anche se tale situazione si potrebbe riflettere in modo più ampio nelle valutazione di queste valute, che si sono deprezzate dalla fine di marzo, è possibile che ci siano ulteriori periodi di debolezza nel contesto attuale”.
… e quelle da sovrappesare
Ma non tutte le valute sono a rischio. Ci sono monete, soprattutto tra i mercati in via di sviluppo, su cui i gestori conservano ancora una view positiva, anche perché “dovrebbero continuare a beneficiare del momentum positivo che si trova alla base della crescita ciclica globale”, fa notare Victoria Harling, portfolio manager di Investec Asset Management, che guarda con favore soprattutto alla lira egiziana: “Dopo il passaggio a un tasso di cambio fluttuante, abbiamo registrato numerosi segnali incoraggianti dall’Egitto, tra cui il completamento del programma del Fondo Monetario Internazionale, gli afflussi da parte di investitori stranieri nel mercato interno delle obbligazioni e la rimozione delle importazioni non essenziali”. E l’altro Paese su cui scommette l’esperto di Investec Am è l’Indonesia, in cui sono in corso sviluppi strutturali di rilievo, fra cui il miglioramento delle dinamiche delle partite correnti, l’agenda positiva delle riforme e il programma di amnistia fiscale che hanno supportato i flussi di portafoglio. “La rupia indonesiana è anche una delle poche ad alto-rendimento nella regione”, conclude Harling.