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Il FT mette l’industria della consulenza finanziaria tra le cinque che potrebbero essere cancellate dalle innovazioni distruttive della tecnologia. Anche nel Rapporto Consob 2016 sulle famiglie il tema è ampiamente trattato: “La digitalizzazione è destinata a modificare rapidamente l’intermediazione finanziaria. Innovazioni di portata dirompente hanno già ridefinito in maniera radicale il modo in cui prodotti e servizi finanziari vengono strutturati, distribuiti e utilizzati. Tra queste innovazioni, l’automazione della consulenza finanziaria (cosiddetto robo-advice) e la raccolta di capitali attraverso piattaforme di crowdfunding sono fenomeni particolarmente rilevanti anche per il possibile impatto sugli investitori retail”, ma, avvisa Consob, “lo sviluppo della consulenza automatizzata e del crowdfunding presuppone che gli investitori al dettaglio siano dotati di un’appropriata cultura digitale e siano a conoscenza delle opportunità disponibili (e dei relativi rischi)”.
Insomma, quante probabilità ci sono che i robot sostituiscano definitivamente e completamente i consulenti in carne e ossa? “Mi sembra improbabile – dice a Focus Risparmio Marco Giorgino, professore di Finanza Aziendale del Politecnico di Milano e direttore dell’Osservatorio Digital Finance – Partiamo da quello che sta già succedendo e proviamo a proiettarlo nel futuro: da un lato ci sono operatori tradizionali come banche e asset manager già consolidati sul mercato della consulenza che iniziano a usare soluzioni digitali automatizzate per il processo di investimento e dall’altro start up fintech che partendo da zero stanno cercando di inserirsi in questo mercato. Al di là delle caratteristiche degli operatori, credo di più che nel futuro il settore sarà dominato da incumbent digitalizzate piuttosto che dalle start up”.
Ma, al di là di questo, non vivremo in un mondo dove il robot sarà l’unico strumento per fare consulenza. “Immagino, invece – continua Giorgino – soluzioni ibride dove la componente digitale viene integrata con la componente umana. Ora il mix può essere variabile, ma mi pare difficile immaginare che tutto il processo possa essere sviluppato da una soluzione tecnologica. Un processo in cui abbiamo diverse fasi: la consulenza, la identificazione di prodotti, strumenti, titoli che entrano nel portafoglio, la profilazione del cliente e l’allocazione del portafoglio, che non possono essere seguite correttamente dai soli robot. La tecnologia è un fattore abilitante, può migliorare le attività umane e scalare le potenzialità di calcolo del cervello umano, ma di certo non può assumere il comando delle decisioni”. Non solo in tema di consulenza finanziaria.