6,6 milioni di sottoscrittori

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A fine 2016 aumentano di 200.000 unità i risparmiatori che investono nei prodotti italiani arrivando a toccare quota 6,6 milioni. Lo riferisce Assogestioni attraverso l’aggiornamento 2016 del Quaderno di Ricerca dell’ufficio studi intitolato “I sottoscrittori di fondi comuni italiani” (clicca qui per scaricare il Quaderno). Il Quaderno, firmato da Alessandro Rota e Riccardo Morassut, rileva un trend positivo che prosegue dal 2013 e coincide con la ripresa della raccolta sui fondi domestici che negli ultimi 48 mesi hanno raccolto complessivamente 75 miliardi di euro.

 

La distribuzione del patrimonio conferma le evidenze registrate su tutto il periodo di analisi, ossia dal 2002. “Il 10% dei sottoscrittori più ricchi – riferisce Rota – detiene quasi la metà del patrimonio complessivo e metà dei sottoscrittori investe più di 14.454 euro che rappresenta il patrimonio mediano. Il portafoglio medio di investimento è, invece, pari a 31.631 euro”.

 

“L’analisi – continua il Direttore dell’ufficio studi dell’Associazione – registra inoltre delle interessanti dinamiche sul piano delle caratteristiche anagrafiche. In particolare, prosegue il riequilibrio tra le proporzioni dei generi: le donne, a fine 2016, rappresentano il 46% dei sottoscrittori, colmando di 10 punti percentuali il gap iniziale del 2002 che superava il 16%”. Analizzando, invece, i dati dello studio sulla distribuzione geografica dei sottoscrittori si conferma che il 65% degli investitori risiede al Nord, il 18% nel Centro e il restante 17% nel Sud e nelle Isole. Il tasso di partecipazione (rapporto tra il numero di sottoscrittori e la popolazione residente, N.d.R.), si conferma più alto nelle regioni settentrionali con i picchi di Emilia-Romagna (17,5%), Lombardia (16,4%) e Piemonte (15,6%). Questi valori calano progressivamente andando verso Sud, dove i tassi di partecipazione sono ampiamente sotto la media nazionale dell’11%.

 

A fine 2016 l’età media rilevata è di 59 anni. Dal 2002 la quota dei sottoscrittori di età compresa tra i 26 e i 35 anni è scesa dal 15% al 7%, quella degli investitori più anziani (oltre i 75 anni) è invece cresciuta passando dal 9% al 19% circa. Si mantengono più stabili le fasce intermedie.

“Esaminando la partecipazione al mercato dei fondi per fasce d’età -­ osserva Rota – si riscontrano alcuni segnali incoraggianti per le fasce più giovani della popolazione. Dal 2014, infatti, è in crescita il tasso di partecipazione per le due fasce di età fino ai 35 anni, segno che in valore assoluto stanno leggermente aumentando i risparmiatori più giovani”.

 

Nel corso degli anni sono invece decisamente cambiate le scelte di investimento dei sottoscrittori di fondi italiani. Coloro che nel 2002 investivano prevalentemente (almeno il 70% del proprio portafoglio) in fondi azionari erano quasi il 25%; il loro peso è diminuito costantemente nel tempo e nel 2016 si registra il minimo storico del 7%. Più volatile l’investimento in fondi di liquidità: nel biennio 2008-2009 un sottoscrittore su cinque concentrava il proprio portafoglio su questa tipologia di fondi, oggi sono solo il 3%.

 

“I fondi flessibili, con il crescente successo riscosso dai prodotti target date, hanno registrato la dinamica di crescita più pronunciata e oggi rappresentano la scelta principale del 36% dei sottoscrittori, confermando per il secondo anno consecutivo il sorpasso sui fondi obbligazionari. Questi ultimi sono stati storicamente la categoria più gradita dai risparmiatori toccando punte superiori al 40%”, spiega Rota.

 

Per quanto riguarda la modalità di sottoscrizione dei fondi, il versamento unico (Pic) è scelto da quasi il 70% dei sottoscrittori, ma negli ultimi 10 anni è raddoppiata la percentuale di coloro che scelgono la via esclusiva dei piani di accumulo (Pac). Infatti, tra il 2006 e il 2016, questa forma di sottoscrizione è passata dal 9,6% al 19%. Rimane stabile il ruolo predominante del canale bancario nella distribuzione dei fondi italiani: 93% nel 2016.

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