Bitcoin come l’oro

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Il bitcoin vale quanto l’oro. “Una soglia psicologica, anche perché lo strumento si è presentato fin da subito come un orto virtuale e c’era quest’idea che potesse gareggiare anche in valore con l’oro fisico come strumento di riserve e di pagamento e quindi ha un valore simbolico molto evocativo”, conferma Luca Fantacci, professore di storia economica all’Università Bocconi e co-autore del libro Per un pugno di bitcoin. Rischi e opportunità delle monete virtuali”.
La rivalutazione molto marcata degli ultimi mesi ha fatto uscire bitcoin dal trend stabile che ha tenuto per un paio di anni. “Ma io sarei cauto – continua il professore – rispetto all’interpretazione che questa innovazione tecnologia in campo monetario nata per sovvertire un ordine millenario abbia vinto la sfida per il solo fatto che valga più dell’oro”. Il prezzo è schizzato dunque per ragioni più di tipo speculativo. “In comune con l’oro, bitcoin ha la caratteristica di essere uno strumento di riserva che costa poco detenere, ha la funzione di bene rifugio ed è uno strumento di pagamento internazionale, anonimo e non tacciabile – spiega Fantacci – Al di là di questi aspetti rimane uno strumento speculativo: insomma è nato con la pretesa di essere un contante digitale, ma nella pratica è trattato come un asset che si compra sul mercato per rivenderlo e fare asset”.
Nell’attuale clima di incertezza, che coinvolge anche le valute e mette in dubbio il ruolo del dollaro come valuta internazionale, bitcoin diventa un’opzione. “E anche un mezzo per travalicare le barriere della tendenza alla diffusione del protezionismo – continua Fantacci – In fondo ogni volta che ci sono crisi, penso a quella di Cipro, questo strumento subisce un’impennata nel prezzo”. Ma attenzione: il mercato è così sottile che appena aumenta la domanda il prezzo schizza e “non mi meraviglierei a vederlo crollare così come è balzato – dice il professore – Non credo sia un trend destinato a proseguire. Inoltre, come strumento di pagamento continua a essere inaffidabile. A differenza delle monete è disponibile in quantità limitata (21 milioni di pezzi nel 2030, ndr) ed è il motivo per cui appena aumenta la domanda aumenta anche il prezzo. Il contro è che, basandosi su una scelta scarsa, bitcoin non ha funzionato mai come moneta perché non asseconda la crescita degli scambi con un’espansione dei mezzi di pagamento disponibili”.

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